domenica 7 settembre 2014

RISCRIVERE LA VITA DI UNA SCRITTRICE FAMOSA e MICROCOSMI AMERICANI

(i "miei" due eventi, al Festivaletteratura di Mantova)

 

Ieri è stata la mia seconda volta al Festivaletteratura. La scorsa volta c'ero stata nel 2007 - e l'ho ampiamente raccontato qui CLICK! - e avevo avuto la fortuna di conoscere Chuck Palahniuk.
Questa volta, anzichè un solo scrittore, ho assistito a due eventi e "conosciuto" ben quattro scrittrici, che ignoravo.



Riscrivere la vita di una scrittrice famosa


è stato il mio evento pomeridiano. M'incuriosiva il fatto che tre donne potessero aver scritto di altrettante donne.
L'evento 167 si è svolto nel Cortile dell'Archivio di stato. è stato un po' difficoltoso per me raggiungerlo. Sette anni fa mi ero "spappolata" le articolazioni sui ciotolati che ci sono nel centro storico di Mantova. Questa volta ero in carrozzina a rotelle. Non sembra (oppure nessuno ci pensa, nemmeno io 10 anni fa ci pensavo) ma una persona da sola, non può spingersi su quel tipo di pavimentazione. O per lo meno, non se ha una patologia tipo la mia. Comunque.
Dopo l'entrata di sassolini, c'era il prato e poi, per terra, un bel quadrato di legno chiaro, liscio, scorrevole. Sono arrivata puntuale, ho sollevato le natiche, mi sono fatta quattro passi avanti e indietro per sgranchire le gambe e nel contempo lo spazio sotto il tendone si è riempito.
Le quattro signore dietro la cattedra mi hanno intenerita. Tutte con i capelli sui toni del griio, tutte eleganti, tutte molto femminili.
La filosofa Annarosa Buttarelli le ha presentate: Sandra Petrignani, che ha scritto un romanzo (non una biografia! Perchè molte parti sono di invenzione, di fantasia) su Marguerite Duras; Anita Raja, traduttrice italiana della tedesca Christa Wolf; Liliana Rampello, che ha scritto un saggio su sei romanzi perfetti di Jane Austen.

Sandra Petrignani racconta Marguerite Duras

Sandra Petrignani ha detto di avere qualcosa in comune con la Duras (si pronuncia Duras, con la S finale. Ma le signore nella fila dietro la mia, probabilmente lo ignoravano, perchè prima che lei lo sottolineasse, ogni volta che lo pronunciava, squittivano come ragazzine delle medie). Il fatto che la scrittrice abbia sentito il rifiuto da parte della madre. Una madre tanto amorevole coi fratelli maschi, ma altrettando in contrasto con lei. Ha raccontato un'immagine: la bambina abbracciata come un koala alla madre e la madre indaffarata che, per staccarla da sè, l'allontana tirandola per la treccia. La Duras ci viene mostrata come un'ubriacona, una viaggiatrice, attivista politica, promiscua.
Una donna, a mio parere, molto forte e combattiva. Che vive in modo estremamente passionale.
è stato detto che scriveva in modo innovativo, con frasi molto frammentate.
Quando è stato chiesto a sandra Petrignani se c'è qualche scrittrice italiana che le somigli, lei ha detto che (forse) c'erano fine anni 70/inizio 80, ma oggi, l'unico è Erri De Luca.
Della Duras probabilmente leggerò "l'amante". Il suo libro meno perfetto, ma che l'ha presentata al mondo come realmente era.

Anita Raja racconta Christa Wolf


di cui è attenta traduttrice. Ha spiegato la sua scrittura come se fosse una sorta di cipolla, in cui l'autrice utilizza parole applicando un lavoro certosino di ricerca.
Tradurla è stato faticoso, ma molto gratificate. Ha fatto capire ad Anita quanto l'italiano sia limitato, rispetto a una lingua come il tedesco. (*)

Liliana Rampello e il suo saggio su Jane Austen

Lilana è stata quella che ho preferito tra le tre scrittrici. Non ne conoscevo nessuna, ma la sua presentazione mi è stata quella che mi ha maggiormente colpita.
La scrittrice oggetto del suo saggio è Jane Austen (autrice che ho letto). Di lei ha raccontato che, a differenza della Duras, non sappiamo quasi nulla. Se non quello che racconta nei suoi romanzi.
I suoi romanzi sono la vita che ha vissuto. Il rapporto con la sorella, infatti in ogni suo romanzo c'è una sorella. Che ha una caratteristica di sua sorella. Gli amori, nei suoi romanzi la donna tende sempre a un amore, a un matrimonio. La consapevolezza dell'importanza del matrimonio in quanto possibilità di fare una vita agiata, come se fosse una sorta di contratto da cui derivano dei soldi.
In ogni suo romanzo, oltre ai tre elementi citati, c'è sempre anche un elemento fantastico: il bel principe che salva la ragazza, in sella al suo cavallo. L'ultimo elemento (che ricordo*) presente in tutti i suoi romanzi è la passeggiata chiarificatrice, che la protagonista del romanzo fa sempre in compagnia di un'altra donna.
Liliana Rampello ha anche detto che Jane Austen era molto riservata e che ha raccontato anche l'amore in modo piuttosto pudico, come anche, in uno dei suoi romanzi, le sorelle non hanno il coraggio di chiedersi se sono fidanzate.
Ha aggiunto però che, il suo mostrare la sessualità in modo così delicato è assai più seducente dei vari libri sulle sfumatore (e qui ha avuto una standing ovation).

Alla fine dei tre interventi, alle scrittrici sono state rivolte delle domande. A Liliana Rampello si è rivolta anche Ginevra Bompiani (seduta due file avanti a me), figlia dell'editore Bompiani e ideatrice della casa editrice Nottetempo.

 (*chiedo scusa per non ricordare altro, ma ieri non ho preso appunti)

Uscendo dal cortile le ruote della mia carrozzina si sono un attimo "infossate" tra i sassi. Un ragazzo molto carino, coi capelli un po' mossi, gli occhiali da vista e la borsa tracolla si è alzato per dare una mano a mio padre.
Mio padre però, dopo la vacanza fatta l'anno scorso, è diventato un esperto. Mi trascina all'indietro e riusciamo a superare quei piccoli/ grandi ostacoli.

Devo dire che questo evento è durato più di quanto mi aspettassi. è terminato alle diciannove e io, a pranzo, mi ero bevuta due litri d'acqua, oltre a un bicchiere di prosecco, per accompagnare il piatto di affettati.
Inutile dire che è stato un casino trovare un bagno che non avesse scalini.
Non l'ho trovato. Per fortuna peso quarantotto chili, mio padre è atletico, me li sono fatta in braccio.

Recuperato la macchina in zona ZTL, abbiamo impiegato quasi venti minuti a raggiungere la zona in cui c'è Palazzo San Sebastiano.
Cenato "di fretta" (io sono lentissima a mangiare!), escludendo i ravioli alla zucca che ci consigliava lo chef "per fare in fretta, sono già lì" - ma anche no grazie. I miei li han già mangiati a mezzogiorno.
Io ero cotta. Stanca stanca stanca. Il viaggio Varese Mantova. L'avanti e indietro per il centro storico. La giornata calda.
Ho impiegato un sacco di tempo anche solo per bermi un altro prosecco.
Ah: anche in questo ristorante tre bei gradini alti per accedere all'interno. E qui nemmeno avevano il bagno disabili. fa nulla, mia madre è entrata con me.


Microcosmi americani: Piero Dorfles introduce Elisabeth Strout

Eccolo l'evento che più desideravo. Il 189, quello con Piero Dorfles.
Sembrerò una ragazzina (ho 34 anni) ma non mi vergogno a dire che io ADORO QUELL'UOMO. è preparatissimo, racconta i libri con estrema capacità di sintesi, ma altrettanta completezza.
E poi la sua mimica facciale. Mi fa morire! (vale mooolto più delle 5euro del biglietto d'ingresso).


Da un suo sguardo, da un suo sopracciglio puoi capire molto più che da mille frasi.
Io ero in quarta fila, laterale, maledetta colonna del San Sebastiano, che mi copriva un po' la visuale. Almeno ero seduta.
Quando lui è entrato, con Elisabeth Strout, c'è stato un applauso lunghissimo.
Io lei non la conoscevo, io sorridevo ebete, applaudivo lui. Wow! Eccolo qui!
Dalla mia postazione lo vedevo benissimo, vedevo il traduttore, sentivo la voce della Strout.
Ha una voce giovanissima. Molto bella. Parla veloce veloce, e io, facevo abbastanza fatica a starle dietro.
Lei è "una delle scrittrici più profonde e raffinate della scena letteraria americana contemporanea". E io sono pseudo scrittrice/pseudo poetessa/capra ignorante che non la conosceva.
Dorfles ha raccontato molto bene (e lo ringrazio!) i suoi quattro romanzi, innescando nel pubblico presente (o almeno, in me) la voglia assoluta di leggerla.
L'autrice ha scritto solo quattro romanzi, perchè ogni volta si documenta molto.
In particolare, per il suo romanzo in cui parla della condizione Senegalese ha fatto sette anni di ricerca. Sette anni in cui si è documentata, ma le sono anche state aperte le porte da persone senegalesi che, per la prima volta in america, hanno avuto un ruolo principale.
Non voglio accennare ai quattro romanzi, a cosa raccontino.
Voglio solo ricordare il suo tono di voce divertito e divertente. Una voce limpida, leggera.
Le sono state poste moltissime domande del tipo: c'è lei nei suoi personaggi?/ No, magari c'è qualcosa di me, ma non ci sono io. Se i personaggi vivono mai di vita propria/ no no, li tengo bene sotto controllo. In un'intervista ho letto (bla bla bla) non può trovarsi qualcuno che le faccia i mestieri? Così lei non scrive un libro ogni 5/6 anni?/ (educata) ha riso. Ha detto che il suo problema non sono mai stati i mestieri, che anzi! Ora ne fa ancora di meno, rispetto a un tempo.
Una signora l'ha ringraziata per i dettagli che mette in ogni donna. Come i vestiti, o le scarpe rosse.
è stata paragonata, come bravura, ad Alice Munro - premio Nobel per la letteratura 2013 - e, qualcun'altro ha detto che la sua scrittura sta tra la prosa e la poesia.
Elisabeth Strout ha iniziato a scrivere a cinque anni, grazie alla madre che la spronava a scrivere ogni giorno, di qualsiasi cosa.
Quando le hanno chiesto come scrive. Se va in ordine, fa una scaletta, c'è un inizio, una fine lei ha detto che è molto caotica. Appunta frasi, scene, (una volta la frase finale, di un romanzo), immagini interessanti che potrebbero esserle utili. E poi, quando scrive, a quel caos iniziale si aggiunge altro caos.
Ma io credo che dal caos possano nascere le cose migliori. O lei non avrebbe vinto il Pulitzer (2008), il Bancarella (2010) e il Mondello (2012).
Chapeau.

 

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